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La Gentilezza Non È Debolezza: Perché Essere Gentili Ti Rende Forte

Keanu Reeves Gentilezza

"Non riesco a far parte di un mondo dove essere una persona gentile è uno svantaggio" cit. Keanu Reeves


Sembra che essere gentili sia diventato quasi imbarazzante, come se mostrare cortesia o rispetto ti rendesse debole, ingenuo o peggio ancora: fesso.


In questo articolo ti racconto cosa ho capito sulla gentilezza dopo anni passati a pensare che essere "duro" fosse sinonimo di forza.


Ti spiego perché secondo me la gentilezza non ha nulla a che fare con la debolezza, cosa dice la scienza su questo tema e come praticarla ogni giorno senza farti calpestare.


Ti parlerò anche della mia esperienza personale.


Se ti sei mai sentito "troppo gentile" in un mondo che non lo merita, continua a leggere, forse cambierai idea su molte cose.


Preparati, perché qui la riflessione sarà profonda.


Partiamo!



Cos'è davvero la gentilezza (oltre la definizione da dizionario)

Quando pensi alla gentilezza, probabilmente ti vengono in mente cose come: tenere la porta aperta a qualcuno, dire "per favore" e "grazie", sorridere.


Tutto giusto, ma è solo la superficie.


La gentilezza vera è qualcosa di molto più profondo: è la capacità di vedere l'altro come essere umano, anche quando ti sta facendo incazzare.


È decidere consciamente di rispondere con rispetto invece che con rabbia.


È scegliere di non alimentare il fuoco quando qualcuno ti attacca.


Nota bene: ho scritto "scegliere".


Perché qui sta il punto fondamentale che molti non capiscono.


La gentilezza non è passività o sottomissione. 


Non significa accettare tutto quello che ti viene fatto o detto.


Non significa farti calpestare o diventare lo zerbino di turno.


La gentilezza è una scelta attiva, una decisione, una dimostrazione di forza interiore.


Te lo dico perché io stesso ho impiegato anni a capirlo.


Il mito da smontare: "La gentilezza è da deboli!"

Per la maggior parte della mia vita ho creduto che essere "tosto" significasse rispondere colpo su colpo, non farsi mettere i piedi in testa, alzare la voce quando qualcuno alza la sua.


Negli anni passati sul mio posto di lavoro, alcuni miei colleghi hanno avuto il piacere di scontrarsi con il mio "vecchio me".


Classico ego maschile, dirai tu.


E hai ragione.


Viviamo in una società che celebra l'aggressività mascherata da "assertività".


Che ti dice che se non ti imponi con forza, verrai schiacciato.


Che confonde costantemente la fermezza con la durezza, l'essere diretti con l'essere maleducati.


Ed è tutto sbagliato.


La verità è che rispondere con gentilezza quando tutto intorno a te urla richiede una forza d'animo pazzesca! 


Ci vuole molto più coraggio ad abbassare i toni che ad alzarli.


Molto più autocontrollo a restare calmi che a esplodere.


C'è una citazione che mi ha fatto riflettere parecchio:


"Solo le persone gentili sono veramente forti. I deboli non sono mai gentili."



James Dean aveva dannatamente ragione.


Pensa a quante volte hai visto qualcuno reagire in modo aggressivo e violento perché non sapeva gestire la situazione.


L'aggressività è spesso la risposta di chi non ha strumenti migliori, di chi è spaventato, insicuro, fragile.


La gentilezza invece richiede sicurezza e autostima.


Richiede di sapere chi sei e cosa vali, senza doverlo dimostrare urlando.


Perché la gentilezza sembra scomparsa nel mondo moderno

"Ok Teo, ma se la gentilezza è così potente, perché sembra che nessuno la pratichi più?"


Te lo spiego con quello che vedo ogni giorno:


Viviamo nell'era della fretta, della competizione esasperata, del "se non urli non ti ascoltano". 


I social media hanno amplificato tutto questo: per emergere devi essere provocatorio, polemico, aggressivo.


(Lo ammetto, alcune volte sul mio profilo instagram posto dei meme abbastanza provocatori, altrimenti l'algoritmo mi tiene nascosto.)


Aggiungi pure il fatto che siamo tutti stressati, stanchi, oberati di impegni.


E quando sei stressato, la cortesia è la prima cosa che salta.


Ma c'è anche un altro motivo più profondo: l'ego.


Essere gentili richiede umiltà.


Richiede di mettere da parte il bisogno di avere ragione, di vincere, di dimostrare la tua superiorità.


E questo, per molti, è troppo da chiedere.


Io stesso ci ho messo anni a capire che potevo essere fermo nelle mie posizioni senza diventare uno stronzo.


Che potevo dire di no senza essere aggressivo.


Che potevo difendere i miei confini mantenendo il rispetto per l'altro.


La scienza della gentilezza: cosa succede al tuo cervello

Ora ti faccio vedere che non sono solo io a dirlo ma c'è anche la scienza dietro.


Quando sei gentile con qualcuno, nel tuo cervello succedono cose interessanti:

Si rilasciano serotonina, dopamina e ossitocina. 


In pratica le sostanze chimiche della felicità, della ricompensa e del legame sociale.


È come se il tuo cervello ti premiasse per aver fatto la cosa giusta.


La gentilezza riduce il cortisolo, l'ormone dello stress.


Quindi non solo ti fa sentire bene, ma ti fa anche stare meglio fisicamente.


Meno stress, meno ansia, meno tensione.


E indovina un po'? Questi effetti non li provi solo tu.


Li prova anche chi riceve la gentilezza e pure chi la osserva dall'esterno.


La chiamano "contagio emotivo".


Quando vedi qualcuno compiere un atto gentile, è più probabile che tu faccia lo stesso.


È come un effetto domino.


Ecco perché un singolo gesto di cortesia può cambiare l'atmosfera di un'intera giornata.


Personalmente l'ho notato mille volte.


Basta che una persona mi sorrida la mattina e io mi sento meglio per ore.


E poi sono più gentile con gli altri e così via.


È un circolo virtuoso che in realtà parte da me.


Esperienze personali: quando ho capito il potere della gentilezza

Ti racconto un episodio che mi ha aperto gli occhi.


Qualche anno fa sul lavoro, avevo un collega che mi faceva uscire dai gangheri.


Ogni volta che parlavamo finiva in una sfuriata molto pesante.


Lui era polemico, io rispondevo a tono, e la situazione peggiorava sempre.


Un giorno un mio altro collega mi ha detto: "Teo, ma tu ti rendi conto che quando parli con lui diventi uguale a lui?"


E lì ho capito.


Stavo lasciando che il comportamento di qualcun altro decidesse chi ero io. 


Stavo reagendo invece di agire.


Stavo perdendo il controllo pensando di averlo.


Da quel momento ho deciso di cambiare approccio.


La volta successiva che abbiamo avuto una discussione, invece di rispondere alla sua aggressività con altra aggressività, sono rimasto calmo.


Ho ascoltato.


Ho risposto con rispetto, anche se lui non lo stava usando con me.


Sai cosa è successo?


Niente di immediato!


Lui ha continuato per un po', ma poi, piano piano con il passare del tempo, ha abbassato i toni (sicuramente rompe meno i cosiddetti).


Ha iniziato a parlare invece che urlare.


E alla fine siamo riusciti a lavorare insieme in modo decente.


Non perché io mi sia sottomesso sia chiaro, ma perché io ho scelto di non scendere al suo livello.


E questa è vera forza secondo me.



Come praticare la gentilezza quotidiana (senza farti calpestare)

"Ok Teo, tutto bello in teoria. Ma in pratica come si fa?"


Risposta:


"Te lo dico io come faccio:"


  • Prima cosa: la gentilezza non significa accettare tutto. Puoi essere gentile e allo stesso tempo fermo.

    Puoi rispettare l'altro e difendere i tuoi confini.

    Esempio pratico: se qualcuno ti parla male, invece di urlare di rimando puoi dire con calma: "Non mi piace il tono che stai usando. Possiamo parlare con rispetto reciproco?".

    Sei stato gentile? Sì, non hai attaccato. Sei stato debole? No, hai messo un confine chiaro.


  • Seconda cosa: scegli le tue battaglie. Non tutte le provocazioni meritano una risposta. A volte la cosa più forte che puoi fare è ignorare e lasciare andare.

    Se qualcuno ti insulta sui social, invece di entrare in una guerra di commenti, puoi semplicemente non rispondere.

    Non perché hai paura, ma perché quella persona non merita il tuo tempo e la tua energia.


  • Terza cosa: pratica la gentilezza verso te stesso. Questo è fondamentale.

    "Se sei il primo a trattarti male, a criticarti, a pretendere la perfezione, come pensi di riuscire ad essere gentile con gli altri?"


  • La gentilezza inizia dentro di te. Impara a perdonarti quando sbagli, a rispettare i tuoi limiti, a parlare a te stesso come parleresti a un amico.

    Lo so, questa parte è maledettamente difficile, infatti qui ti consiglio l'aiuto di uno psicologo, diciamo... "Uno Bravo".


  • Esercizi pratici che uso io:

    Ogni giorno cerco di fare almeno un atto di cortesia senza aspettarmi nulla in cambio.

    Può essere lasciare passare un'auto, fare un complimento sincero, ascoltare davvero quando qualcuno parla.

    Piccole cose che fanno la differenza.

    Per tutto ciò, dobbiamo fare per forza un piccolo Sforzo.


Conclusioni

Allora ricapitoliamo, perché qui c'è abbastanza carne al fuoco:


La gentilezza non è debolezza. 


È una scelta consapevole che richiede forza, autocontrollo e sicurezza in te stesso.


In un mondo che urla, essere gentili è quasi rivoluzionario.


Ma è anche ciò che ci rende veramente umani.


La vera forza sta nel saper scegliere la gentilezza anche quando tutto intorno ti spinge a fare il contrario.


Nel saper mettere confini senza essere aggressivo.


Nel saper rispettare l'altro senza perdere te stesso.


E credimi, questa è una lezione che ho imparato duramente, sbagliando mille volte.


Ora passo la palla a te.

Hai mai pensato che essere gentile ti rendesse debole?

Hai mai confuso cortesia con sottomissione?

Se ti va di condividere la tua esperienza, scrivimi qui sotto nei commenti oppure nel FORUM.

Mi farebbe davvero piacere leggere il tuo punto di vista.

E se questo articolo ti è stato utile, condividilo.

Perché in un mondo così rumoroso, abbiamo bisogno di più voci che parlano di gentilezza.

Ti abbraccio e conto di ritrovarti nel mio prossimo articolo.

Con affetto

Teo


Teo
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