Il caso Ghibli dovrebbe far davvero riflettere
- Matteo Farina
- 26 apr
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 26 giu

"Fa incazzare lo so, ma prima riflettiamoci su"
Negli ultimi mesi, i social media sono stati invasi da immagini generate con l'I.A. che mimano perfettamente lo stile inconfondibile delle opere di Hayao Miyazaki e del suo celebre studio.
Da scene che sembrano uscite direttamente da "La città incantata" a paesaggi che ricordano "Il castello errante di Howl", la rete pullula di queste creazioni.
Ma c'è un problema: Nessuno ha chiesto il permesso allo Studio Ghibli.
E qui si apre un vaso di Pandora etico, legale e culturale che merita la nostra attenzione.
Come potrai aver già ben intuito, il tema di questo articolo sarà molto caldo, quindi ti consiglio di metterti comodo/a perché...
Partiamo al volo!
Ma come funziona esattamente questo processo?
Ti rispondo immediatamente a questa domanda:
Le I.A. generative, come Midjourney, DALL-E o Stable Diffusion, vengono "addestrate" su enormi database di immagini.
Nel caso specifico, hanno "studiato" migliaia di fotogrammi dei film Ghibli, assorbendone le caratteristiche stilistiche fondamentali.
Il risultato?
Possono creare nuove immagini che sembrano autentiche opere Ghibli, ma che in realtà non lo sono.
L'appropriazione stilistica: furto o evoluzione dell'arte?
La questione è complessa e tocca corde profonde.
Da un lato, si potrebbe argomentare che l'arte è sempre stata un dialogo tra influenze, ispirazioni e reinterpretazioni.
La storia dell'arte è piena di esempi di artisti che hanno imparato copiando i maestri.
Dall'altro lato, però, c'è una differenza sostanziale: l'I.A. non impara per poi sviluppare un proprio stile, ma replica meccanicamente caratteristiche estetiche che hanno richiesto decenni di lavoro meticoloso da parte di artisti umani.
E qui arriviamo al nocciolo della questione: dov'è il confine tra ispirazione e appropriazione?
Tra omaggio e furto?
Lo Studio Ghibli è noto per la sua riservatezza e per l'attenzione maniacale alla qualità.
Hayao Miyazaki stesso, ormai ottantenne, è famoso per la sua diffidenza verso la tecnologia e per l'insistenza sul valore del lavoro artigianale nell'animazione.
Non mi sorprende quindi che queste repliche generate con l'I.A. abbiano suscitato reazioni contrastanti, sia tra i fan che tra gli addetti ai lavori.
Le implicazioni legali: un terreno ancora inesplorato
Il quadro legale attorno a questo fenomeno è ancora nebuloso.
Le leggi sul copyright non sono state concepite tenendo in mente le I.A. generative.
Si può parlare di violazione del copyright quando un'I.A. genera un'immagine nello stile di qualcun altro, senza copiare direttamente un'opera specifica?
La risposta non è semplice, e probabilmente assisteremo nei prossimi anni a battaglie legali che definiranno i confini di questa nuova frontiera.
Nel frattempo, alcune piattaforme stanno iniziando ad adottare misure preventive.
OpenAI, ad esempio, ha implementato alcuni limiti per impedire che DALL-E 3 generi immagini troppo simili a stili facilmente riconoscibili di artisti viventi o studi ancora attivi.
Ma è sufficiente?
E soprattutto, è realistico pensare di poter controllare un fenomeno che sta crescendo esponenzialmente?
Lo scopriremo solo vivendo.
L'impatto sugli artisti umani: una competizione impari?
Pensa un attimo a cosa significa questo per gli artisti in carne ed ossa.
Dopo anni di formazione, pratica e sviluppo di uno stile personale, si ritrovano a competere con algoritmi che possono replicare qualsiasi stile in questione di secondi.
Gli artisti che lavorano nell'illustrazione, nella concept art per videogame e cinema, nel design di personaggi, stanno già sentendo l'impatto di queste tecnologie.
Molti raccontano di clienti che preferiscono usare l'I.A. per creare rapidamente e a basso costo ciò che prima avrebbero commissionato a professionisti.
La sensazione di vedere il proprio stile - la propria firma artistica - replicato senza consenso da un algoritmo deve essere straniante.
Come essere derubati di qualcosa di profondamente personale, eppure intangibile.
Se tutto ciò ti fa incazzare, sappi che non ti biasimo.
Il fascino immutabile dello Studio Ghibli
Ma perché proprio lo Studio Ghibli è diventato un bersaglio così popolare per questi esperimenti con l'I.A.?
La risposta risiede nell'unicità e nella riconoscibilità del loro stile.
I film di Miyazaki e dei suoi colleghi hanno creato un linguaggio visivo inconfondibile, caratterizzato da:
Paesaggi naturali lussureggianti e dettagliati
Un senso di meraviglia e magia nel quotidiano
Personaggi espressivi con una grande umanità
Una palette di colori vivace ma armoniosa
Un equilibrio perfetto tra realismo e fantasia
Questa combinazione di elementi ha creato un'estetica talmente potente da essere immediatamente riconoscibile in tutto il mondo, rendendo lo stile Ghibli una sorta di Santo Graal per le I.A. generative.
Il futuro dell'arte nell'era dell'intelligenza artificiale
Domanda da un milione di dollari: Cosa ci aspetta quindi?
È facile cadere nel catastrofismo o, al contrario, nell'entusiasmo acritico.
La verità, come spesso accade, probabilmente si trova nel mezzo.
L'I.A. sta ridefinendo i confini della creatività, ma non potrà mai sostituire l'intenzionalità e l'esperienza umana che stanno dietro alla vera arte.
Pensaci bene: dietro lo stile inconfondibile dello Studio Ghibli non ci sono solo tecniche di disegno e scelte estetiche.
C'è una visione del mondo, una sensibilità culturale giapponese, decenni di esperienze personali, riflessioni filosofiche, preoccupazioni ambientali, e un'infinità di altre influenze che hanno plasmato quelle opere nel corso di decenni.
Un'I.A. può replicare l'aspetto superficiale di questo stile, ma non può comprenderne le radici profonde né evolverlo in risposta a nuove esperienze.
Possibili scenari futuri e coesistenza creativa
Come evolverà questa situazione nei prossimi anni?
Provo ad immaginare diversi scenari:
Regolamentazione più stringente: governi e istituzioni potrebbero implementare normative specifiche per proteggere gli stili artistici distintivi dall'appropriazione non autorizzata.
Adattamento del mercato: gli artisti umani potrebbero trovare nuove nicchie in cui l'autenticità e l'esperienza umana sono particolarmente valorizzate.
Collaborazione uomo-macchina: gli artisti potrebbero iniziare a utilizzare l'I.A. come strumento nel proprio processo creativo, mantenendo il controllo sulla direzione artistica mentre delegano aspetti tecnici all'algoritmo.
Nuove forme d'arte ibride: potrebbero emergere linguaggi artistici completamente nuovi, nati dall'interazione tra creatività umana e potenzialità dell'I.A.
Un invito alla riflessione
Mentre ci troviamo in questo momento di transizione, è importante non perdere di vista ciò che rende l'arte significativa.
L'arte non è solo tecnica o estetica, è comunicazione, è espressione dell'esperienza umana.
E forse, paradossalmente, l'avvento dell'I.A. ci sta aiutando a riscoprire proprio questo.
Ti invito quindi a guardare con occhio critico ma curioso a questi sviluppi.
A chiederti cosa significa veramente creare arte nell'era digitale, e a riflettere sul valore dell'originalità e dell'autenticità.
E soprattutto, a continuare ad apprezzare la magia unica dei film dello Studio Ghibli, sapendo che dietro ogni fotogramma c'è un mondo di esperienze, emozioni e scelte umane che nessun algoritmo potrà mai replicare completamente.
Conclusioni
Alla fine, forse non si tratta di scegliere tra tecnologia e umanità, tra I.A. e creatività tradizionale.
Si tratta piuttosto di trovare un nuovo equilibrio.
Il futuro dell'arte non sarà né completamente umano né completamente artificiale, ma una danza continua tra questi due mondi.
E in questa danza, ci sarà sempre spazio per la meraviglia, la sorpresa e l'emozione autentica che artisti come quelli dello Studio Ghibli hanno saputo regalarci.
Che ne pensi? Ti affascina o ti spaventa questo nuovo panorama artistico? Ti piacerebbe vedere altri studi di animazione protetti da queste appropriazioni, o credi che l'evoluzione tecnologica sia inevitabile e vadano trovate nuove soluzioni?
La discussione è aperta, e come sempre, non ci sono risposte semplici.
Ma è proprio questo il bello dell'arte: la sua capacità di sollevare domande profonde sulla nostra umanità, sulla nostra creatività, sul nostro futuro.
E tu, da che parte stai?
Sono curioso di sapere la tua qui sotto nei commenti oppure nel FORUM.
Intanto ti abbraccio e conto di ritrovarti nel mio prossimo articolo.
Con affetto
Teo




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